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[DivX - Ita Ac3]Marta Meszaros - La Settima Stanza[TNTVillage]


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     Marta Meszaros - La Settima Stanza.avi -
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Description



[color=blue]  MARTA MESZAROS
LA SETTIMA STANZA
[/color]

http://img265.imageshack.us/img265/6088/settimastanzacoverlk0.jpg


La settima stanza
Un film di Márta Mészáros.
Con Adriana Asti, Jan Nowicki, Elide Melli, Maia Morgenstern, Jerzy Radziwilowicz.
Genere Biografico, colore 110 minuti. -
Produzione Italia, Francia, Polonia, Ungheria 1995.


[color=red]SINOSSI[/color]

A Breslavia nel 1922, la brillante allieva del filosofo Husserl, la docente di filosofia Edith

Stein, appena battezzata con il nome di Theresia Hedwig, deve affrontare le rimostranze della

madre Auguste, che l'accusa di aver tradito la religione ebraica. Agli inizi degli anni '30,

durante una conferenza a Munster, viene attaccata dal professore Franz Heller, ex collega di

studi e innamorato respinto, che l'accusa di opportunismo. Intanto il nazismo dilaga ed Edith

viene sospesa dall'insegnamento. Heller, entrato nelle file naziste. Dopo la tragica "Notte dei

cristalli", nel 1938 Edith e Rosa si trasferiscono in Olanda, ma l'espansione nazista fa sì che

le due donne vengano arrestate e caricate su un vagone, dove si prodigano per consolare i

bambini deportati.


[color=red]RECENSIONE[/color]

"La settima stanza" di Márta Mészáros è stato presentato alla Mostra di Venezia nel 1995 tra le

Iniziative Speciali in occasione della Conferenza Mondiale della Donna a Pechino.
La regista, nata e vissuta nel comunismo più ortodosso, libera quindi da complicazioni

confessionali dopo tante figure femminili di cui si è occupata con amore e attenzione, punta il

suo occhio su una donna nostra contemporanea, morta neanche cinquantenne nel campo di

concentramento di Auschwitz e beatificata nel 1987 da Giovanni Paolo II.
Una Santa, dunque! Forse, ma meglio è stata una donna che ha vissuto per cercare la sua verità,

individuata al punto più alto nella tentata unione con Dio. La regista in una intervista dice:

"Ciò che mi ha affascinato di Edith Stein è la sua completezza. Era una donna forte, colta,

femminile. Una donna a molte dimensioni. Molto religiosa, ma anche amante degli uomini, della

famiglia, degli amici...Inoltre la sua conversione è un esempio per tutti perché pur

abbracciando una religione di e con una cultura diversa non ha mai tradito la sua origine e il

suo popolo (gli ebrei) né la sua patria (la Germania). Un grande esempio di libertà e tolleranza

per tutti, anche per il mondo ebreo. Una donna così piena di temperamento, che ha attraversato

tutte le fasi più difficili del suo tempo per trovare sé stessa, con una determinazione

incredibile... " da non poterla dimenticare, ma da far nascere un desiderio di ricerca, e dal

lontano 1989, quando la Mészáros ne lesse per la prima volta su un giornale polacco, si preparò,

lavorò per la realizzazione di un film su di lei.
Edith Stein, nacque a Breslavia il 12 ottobre 1891. Ebrea, orfana di padre ricevette dalla madre

la più rigida educazione ebraica. All'Università di Gottinga studiò filosofia con Husserl

subendone una profonda influenza. Si laureò in filosofia a Friburgo nel 1916 diventando poco

dopo assistente del suo maestro, una delle poche donne a salire in cattedra come docente di

filosofia. Curiosa e affamata di verità, leggendo Max Scheler entrò per la prima volta in

contatto con il cristianesimo che fu per lei La Scoperta ampia come una voragine. Ma è con la

lettura degli scritti di Santa Teresa D'Avila che troverà l'approdo nella conversione al

cattolicesimo. Ricevette il battesimo nel 1922 e fino al 1931 volle ritirarsi nel convento delle

domenicane Santa Magdalena di Speyer insegnando lettere e filosofia al Liceo del convento.

Certamente molto conosciuta nell'ambiente colto degli anni '20 per i suoi saggi filosofici e di

morale (si occupò anche del posto della donna nella società moderna), nel 1932 venne chiamata

all'Istituto Germanico di Pedagogia Scientifica di Munster come docente. Ma tutto si fermò

bruscamente con l'inizio della persecuzione agli ebrei (1933). Ormai i tempi si facevano

difficili: in una società sempre più estranea e brutale, il suo desiderio di un incontro totale

con Dio le fa scegliere la via dei voti in un convento di clausura strettissima: il Carmelo di

Colonia.
A questo punto temporale e spaziale inizia la storia cinematografica di Márta Mészáros, una

storia che copre l'arco di un decennio, gli anni più poveri di eventi esterni nella vita di

Edith Stein ma più ricchi per il suo cammino spirituale e gli anni che segnano l'avvio al pieno

potere del nazismo in Germania.
La macchina da presa parte e si muove in un continuo di ambienti chiusi fuggendo da tali

prigioni con sguardi dalle finestre aperte per ricordare delle partenze: la stazione, i treni

carichi di ebrei, il campo di concentramento di Auschwitz. Ambienti presentati, dove questa

donna, definita dagli uomini del suo tempo che la amarono anche molto, presuntuosa e ambiziosa

intellettualmente, ha vissuto le svolte della propria esistenza nel "pieno diritto di

autodeterminazione come proprietà inalienabile dell'anima, mistero della libertà personale,

davanti al quale Dio stesso si arresta!" Con queste parole spiega alla madre il suo desiderio di

entrare in convento, che sbigottita, respinge con indignazione il tradimento della figlia nel

voler prendere i voti, sentendone un vero e proprio oltraggio. Il rapporto madre e figlia

percorre tutto il film, amore materno e amore filiale che non riescono a trovare l'incontro.

Proprio puntando sulla madre, la regista offre quelle annotazioni che, senza l'uso di stacchi o

flash-back, ci rendono partecipi pienamente dell'ambiente familiare ebraico di una famiglia

medio borghese tedesca. L'attenzione che ci rende partecipi è pregna di un amore costante e di

un riferimento a una radicata genealogia femminile: la regista dopo essersi soffermata sulla

figura materna, scivola su quella delle sorelle, ognuna con reazioni diverse, che in comune

hanno certo l'amore e il riferirsi ancora alla loro Edith, ma nel concreto manifestano

trincerandosi nella paura, disprezzo. Solo Rosa, la sorella che si prenderà cura della madre

prima e della stessa Edith poi, non si esprime, tace, guarda e si pone in attesa. Il legame che

fa prendere a Rosa la sorella diversa, Edith, come riferimento della propria vita, per non

abbandonarla e non sentirsi abbandonata, la porterà ad abbracciarne la stessa esistenza

accettando di diventare portinaia nel convento di Colonia e a condividerne successivamente il

destino di morte .
Degne di una grande regista sono le immagini che esplorano il convento tutto al femminile, il

chiuso di esistenze che si aprono solo nella ricerca di Dio ma che devono confrontarsi con la

quotidianità, le reazioni naturali che devono essere represse e controllate dall'amore delle più

anziane, quel aleggiare sempre di luce proveniente da finestre o fessure poste in alto, o da

porte che si aprono e subito si chiudono. E "la settima stanza" (lo stadio finale tracciato da

Santa Teresa D'Avila, l'ultimo che porta diritto verso la conoscenza suprema) luogo simbolico

tanto agognato, cercato, desiderato con una passione umana oltre l'umano, sarà da Edith spiegata

a una conversa la sera prima del giorno culminante dei voti, la quale, fiduciosa chiede aiuto

nella confusione e paura al momento della grande scelta. E come una parabola la costruzione di

Santa Teresa viene esposta da Edith che con amore e disponibilità saprà mostrare e far

intravedere alla giovane donna, che non sarà mai suora, la strada da intraprendere, finalmente

chiara, scoperta per la sua vita umana, dove il desiderio forte di maternità troverà

legittimazione e sostegno da parte di un'altra donna.
Così dalla immagini della gioia "mondana" della cerimonia dei voti, si ritorna alla tragedia: i

tempi ormai non perdonano nulla, Edith dovrà pagare per scoprire cosa si cela dentro la settima

stanza.
La scena finale, impareggiabile nella sua essenzialità, squarcia l'oscurità, gli occhi sbattono,

le pupille, che colpite dal bagliore del bianco, a fatica rintracciano i contorni dell'immagine:

Edith che rende il suo corpo nudo, piegato a forma fetale, alla madre, in un ultimo grande

abbraccio materno ma anche filiale, certo d'amore.


[color=red]SCREENSHOTS[/color]

http://img291.imageshack.us/img291/5941/settimascreenze3.jpg


[color=red]SCHEDA TECNICA[/color]

AVInaptic Report!
========================================

[ Info sul file ]

Nome: La Settima Stanza.avi
Data: 23/03/2008 12:24:24
Dimensione: 1,398,552,576 bytes (1333.764 MB)

[ Info generiche ]

Durata: 01:47:55 (6475 s)
Tipo di contenitore: AVI OpenDML
Streams totali: 2
Tipo stream n. 0: video
Tipo stream n. 1: audio
Audio streams: 1
ISFT: VirtualDubMod 1.5.4.1 (build 2178/release)
JUNK: VirtualDubMod build 2178/release

[ Dati rilevanti ]

Risoluzione: MOLTO ALTA (720 x 416)
Larghezza: multipla di 16 (BENE)
Altezza: multipla di 32 (BENE)
Qualità DRF medio: ALTA (1.801612)
Qualità deviazione standard: ALTA (0.400779)
Media pesata dev. std.: ALTA (0.399482)

[ Traccia video ]

FourCC: divx/DX50
Risoluzione: 720 x 416
Frame aspect ratio: 45:26 = 1.730769
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Display aspect ratio: 45:26 = 1.730769
Framerate: 25 fps
Frames totali: 161875
Stream size: 1,237,556,782 bytes
Bitrate: 1529.027684 kbps

[ Traccia audio ]

Audio tag: 0x2000 (AC3)
Bitrate (contenitore): 192 kbps CBR
Canali (contenitore): 2
Frequenza (contenitore): 48000 Hz

[ Analisi DRF ]

DRF medio: 1.801612
Deviazione standard: 0.400779
DRF max: 4

Rapporto generato da AVInaptic (18-11-2007) in data 25 mar 2008, h 14:32:30

[color=blue]NOTE:[/color]
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Traccia audio ITALIANO AC3
Sottotitoli NESSUNO
Cover: Assente


[color=red]TNTVILLAGE.SCAMBIOETICO.ORG[/color]

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